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Quando un tetto in legno di un edificio ha delle imperfezioni progettuali o incongruenze nella struttura che lo supporta e protegge i nodi vengono subito al pettine! In pochi anni dalla sua realizzazione si manifesteranno fenomeni di umidità, crepe sulla muratura portante, distacco d’intonaco, imbarcamento dei piani inclinati, deterioramento delle travi portanti e chi più ne ha più ne metta.
Nell’ esempio di ristrutturazione che riporterò di seguito, i danni più ingenti all’ edificio storico sono stati amplificati da un errato intervento di manutenzione operato intorno agli anni 70. L’operazione di risanamento prevedeva, oltre al ripristino del tetto in legno, l’inserimento di un cordolo in cemento armato nella sommità del perimetro della muratura, presumibilmente con l’intento di consolidare i versanti murari e incatenarli fra loro. Chi ha realizzato questo tipo di intervento, particolarmente invasivo, non ha tenuto in considerazione della discordanza di rigidità presente tra la muratura portante e il cemento armato e delle diversità macroscopiche di decadimento dei materiali stessi. Al dissesto del cordolo, caratterizzato da fenomeni di distacco di intonaco, espulsione degli strati di copri ferro, ossidazione e sgretolamento degli stessi ferri della struttura, ormai in bella mostra, si aggiungono gli effetti deleteri dell’ unione forzata tra cemento armato e muratura portante costituita da conci di calcarenite; tale dissesto era cosi evidente che le strutture in aderenza sembravano quasi scollarsi provocando crepe e lacune sui muri portanti.
Particolare muretti del colmo tetto lato destroParticolare muretti del colmo tetto lato sinistroImbarcamento su vari punti della falda del tettoParticolare della grondaiaParticolare delle fessurazioni cordolo - muraturaParticolare della disconnessione e rottura coppiFessurazioni causate da infiltrazioni acqua piovanaVista su falda con fenomeni imbarcamento tettoParticolare del distacco di marmette in cementoArmatura in bella vista del cordolo in c.a.Evidente stato di ammaloramento cordolo in c.a.Distacco di parti non coese al cordoloDismissione manto di copertura e copertina murettiParticolare del controsoffitto in cannucciatoAmmaloramento del tavolato di supporto coppiSfaldamento della testa di una trave in legno1 - 16<>
Altro errore, d’esecuzione lavori, rilevato è stato inglobare le teste delle travi nei cordoli a diretto contatto con la malta cementizia senza alcuna protezione o altro isolamento. Le vecchie maestranze, i cosiddetti Mastri d’ascia, quando inserivano le travi nella muratura avevano l’accortezza di operare la carbolineatura o la catramatura delle parti del legno murate per evitare che infiltrazioni di acqua potessero farle marcire.
Oggi questi errori progettuali o d’esecuzione accadono sempre meno in quanto le nuove tecniche costruttive permettono di utilizzare sistemi di assemblaggio ben collaudati, utilizzando materiali sempre più innovativi e solidari fra loro.
Altra causa di dissesto del tetto in un edificio al 99% è da imputare alle infiltrazioni di acqua piovana. Il deterioramento delle strutture lignee del tetto quali travi, arcarecci e tavolato, dovuto a tali infiltrazioni, ha come conseguenza l’imbarcamento delle falde, segnale inequivocabile del cattivo stato di conservazione della struttura.
Nel caso in questione tali infiltrazioni, perpetratesi negli anni su tutto il fabbricato, sono state determinate da:
Nel nuovo rimaneggiamento del tetto, curato da me nella direzione lavori, l’approccio progettuale è stato sicuramente più cauto, mirato al restauro e al ripristino delle parti strutturali, utilizzando, il più possibile, materiali costitutivi del corpo di fabbrica. Nello specifico si è cercato di annullare l’intervento deleterio degli anni settanta asportando materiali incoerenti alla storia e alle caratteristiche dell’edificio quali le copertine dei muretti d’attico rivestite di marmette cementizie e spianate di cemento, i pluviali e le grondaie in lamiera ormai deteriorate, cordoli in cemento armato, etc.
Orditura di supporto al tavolato e manto coperturaParticolare dell'estradosso del controsoffittoParticolare delle centine sostenute da cavi acciaioFase dismissione sostituzione tavolatoParticolare travi ed estradosso controsoffittoRicostruzione cordolo in mattoni pressatiPosa di coibente termico e ondulina sotto coppoPosa coibente temico e copertina muretti d'atticoSistemazione manto copertura con posa coppiVista tetto dopo ristrutturazioneParticolare delle falde del tetto ristrutturatoParticolare delle falde del tetto ristrutturato 02Particolare delle falde del tetto ristrutturato 031 - 13<>
Il procedimento di demolizione e ricostruzione è stato particolarmente laborioso in quanto il sottotetto dell’ edificio era costituito da controsoffitti in cannucciati decorati nell’ intradosso con malta di gesso e scagliola e sostenuti da centine di legno e cavetti in acciaio agganciati all’ orditura del tetto. La non praticabilità del sottotetto ha comportato che le lavorazioni di ripristino degli elementi ammalorati venissero svolte tutte dall’ alto, utilizzando come piani d’appoggio le stesse tavole di supporto ai coppi e che le fasi di smantellamento fossero tutte strettamente collegate a quelle di ricostituzione.
Nello specifico il piano di lavoro è stato cosi modulato:
I lavori sopra elencati sono stati eseguiti, per carenza di risorse dell’ ente appaltante, nell’ambito dei cantieri lavoro finanziati da fondi della regione Sicilia; il cantiere ha avuto una durata di 66 giorni lavorativi consecutivi e si è avvalso di n.16 allievi operai, n.1 Direttore Cantiere, n.1 Istruttore, n.2 operai qualificati. L’importo dell’opera comprensivi manodopera, materiali, servizi e oneri vari è stata di € 107.594,62. La superficie del manto di copertura ricostruito ( progetto - stralcio n.3) è stata di circa 120 mq.
Pubblicato e scritto da Arch. Giovanni Azzolina
Palermo, mercoledì 20 Maggio 2016
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